Un uomo al verde rinuncia al suo unico biglietto dell’autobus per lasciarlo a una madre con tre figli; il mattino seguente trova il pianerottolo invaso da decine di scatoloni misteriosi davanti alla porta di casa.

Un uomo senza un soldo compra un biglietto dell’autobus a una madre disperata con tre bambini. Il giorno dopo, davanti alla sua porta, compaiono decine di scatole.

Era una mattina limpida, di quelle in cui il sole entra di sbieco dalle grandi vetrate della stazione degli autobus e fa brillare perfino il pavimento consumato. Richard, con le cuffie nelle orecchie e il mocio in mano, passava avanti e indietro tra le panchine di metallo. Da dieci anni faceva quel lavoro: pulire, lucidare, rimettere in ordine. La stazione era diventata quasi casa sua.

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Una voce tremante lo riportò alla realtà.
— Mi scusi…

Davanti a lui c’era una donna magrissima, con il viso segnato dal pianto. Non doveva avere più di trent’anni. Stringeva al petto un neonato, mentre altri due bambini le si aggrappavano al cappotto, stanchi e spaventati.

Richard si tolse le cuffie.
— Signora, tutto bene? Posso aiutarla?

Lei esitò, come se avesse paura persino di parlare, poi si decise:
— Devo andare a New York… da mia sorella. Non ho soldi per il biglietto. Ho perso il portafoglio e… — si interruppe, guardando i bambini — e sto scappando da mio marito. È un uomo pericoloso. Non posso tornare indietro. La prego, devo salire su quell’autobus.

Le parole gli rimasero addosso come un peso. Richard non navigava certo nell’oro: in tasca aveva giusto quanto bastava per arrivare a fine mese. Eppure, guardando quegli occhioni spaventati che fissavano il pavimento, capì che non avrebbe mai potuto voltarsi dall’altra parte.

Sospirò, andò alla biglietteria e pagò un biglietto per la donna e i tre bambini, svuotando quasi del tutto il portafoglio.

Lei scoppiò in lacrime.
— Non so come ringraziarla… davvero, non so…
Insistette per farsi dare il suo indirizzo.
— Un giorno glielo restituirò. Le giuro che mi sdebiterò.

Poco dopo il pullman partì, scomparendo in fondo alla strada insieme ai loro sguardi. Richard rimase qualche istante a fissare il vuoto, poi tornò al suo secchio e alle piastrelle da pulire.

Quella sera rientrò nel piccolo appartamento dove lo aspettava Amanda, la sua bambina di dieci anni. Da quando la madre li aveva lasciati, erano rimasti solo loro due: una famiglia minuscola ma testarda. Le loro serate erano fatte di pasta semplice, musica dalla radio in cucina, balli scalzi tra le sedie e storie inventate prima di dormire.

Niente lasciava presagire che il giorno dopo tutto sarebbe cambiato.

La mattina seguente, Amanda spalancò la porta della sua stanza.
— Papà! Vieni subito! Devi vedere!

Richard si trascinò verso l’ingresso, ancora mezzo addormentato… e rimase di sasso. Davanti alla porta di casa, sul pianerottolo, c’era un vero e proprio muro di scatole e scatoloni, ammassati uno sull’altro.

— Ci avranno sbagliato consegna… — mormorò.

In cima alle scatole, però, c’era una busta bianca con il suo nome scritto a mano. La aprì:

“Sono la donna che hai aiutato ieri. Dentro queste scatole ci sono le cose che volevo portare con me a New York. Ho deciso di lasciarle a te, così potrai venderle e ricavare un po’ di soldi. È il minimo che possa fare per ringraziarti. Grazie, dal profondo del cuore.”

Dentro c’era di tutto: vestiti piegati con cura, stoviglie, piccoli oggetti di casa, qualche soprammobile. Amanda, curiosa, prese in mano un vaso dall’aria preziosa.
— Guarda questo, sembra antico!

Nel metterlo giù, le scivolò dalle mani. Il vaso cadde e si frantumò sul pavimento.
— Oh no! Mi dispiace! — esclamò la bambina, già con gli occhi lucidi.

Richard si chinò per raccogliere i cocci, quando qualcosa brillò tra i frammenti: una pietra chiara, dalla luce fredda e intensa. La prese tra le dita, incredulo.

— Non può essere… — sussurrò. Ma il cuore gli batteva all’impazzata.
Sembrava proprio un diamante.

— Papà, cos’è? — chiese Amanda.

— Se è quello che penso, potremmo… potremmo non avere più problemi di soldi per un bel po’ — disse, con un sorriso che non provava da anni. — Potremmo cambiare casa, potrei lavorare meno, fare una vacanza…

— No — lo interruppe Amanda, scuotendo la testa. — Non è nostro. Dobbiamo restituirlo.

Quelle parole furono come una secchiata d’acqua fredda. Richard guardò la pietra, poi la figlia. Una parte di lui voleva solo correre da un gioielliere, farsi dire che sì, era autentica, e venderla subito. Un’altra parte, però, gli stringeva lo stomaco: non era forse un furto, anche se involontario?

Alla fine decise di portare il diamante a far valutare, almeno per sapere con certezza cosa avesse tra le mani. Fu lì che tutto prese una piega oscura.

L’antiquario a cui si rivolse — un uomo dai modi melliflui e dal sorriso finto — gli confermò che si trattava di una pietra di grande valore. Ma la notizia sembrò spargersi troppo in fretta. Nel giro di pochi giorni, Richard iniziò a sentirsi osservato. Uno sconosciuto con una vistosa cicatrice sul volto compariva sempre più spesso nei dintorni della sua casa e della stazione.

Una sera, tornando dal lavoro, trovò la porta di casa socchiusa. Il sangue gli gelò nelle vene.
— Amanda? — chiamò, con la voce spezzata.

La bambina non rispose. Sul tavolo del soggiorno c’era solo un foglio, con poche parole scritte in fretta: “So che hai qualcosa di mio. Se vuoi rivedere tua figlia, sai cosa devi fare.”

L’uomo dalla cicatrice era il marito violento della donna fuggita a New York. Aveva scoperto della sua fuga, aveva rintracciato Richard e ora voleva quel diamante più di ogni altra cosa.

Da quel momento iniziò una corsa disperata contro il tempo. Richard, terrorizzato ma deciso a salvare sua figlia, si ritrovò impigliato in un gioco sporco fatto di minacce, menzogne e tentativi di truffa. L’antiquario, fingendo di aiutarlo, cercò a sua volta di mettere le mani sulla pietra. Ma proprio la sua avidità lo tradì: fu lui, inconsapevolmente, a fornire a Richard le informazioni che servivano per incastrare il marito della donna e denunciare tutto alla polizia.

Dopo una notte che sembrò non finire mai, gli agenti riuscirono a intercettare il rapitore in un magazzino abbandonato alla periferia della città. Amanda, spaventata ma illesa, corse tra le braccia del padre.

— Papà, pensavo di non rivederti più… — mormorò, stringendosi a lui come se non volesse lasciarlo mai più.

Richard la tenne forte, con il cuore che batteva all’impazzata. Il diamante fu consegnato alle autorità come prova e, alla fine, destinato a tornare alla legittima proprietaria.

Non erano diventati ricchi. Non c’erano nuove case né vacanze da sogno. La loro vita quotidiana, con il lavoro alla stazione e i compiti di Amanda sul tavolo della cucina, rimase sostanzialmente la stessa.

Eppure, mentre guardava sua figlia addormentarsi quella sera, con il viso tranquillo e una mano serrata alla sua, Richard capì qualcosa con una chiarezza che non aveva mai avuto prima: non c’era diamante al mondo che valesse più di quel piccolo corpo accanto a lui, della fiducia nei suoi occhi, del fatto che, nonostante tutto, lei fosse sempre rimasta.

La vera fortuna, pensò, era proprio lì.

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