Scoprire quella mail nascosta sull’iPad di mio marito è stato solo il primo shock. Ma quello che è successo dopo ha demolito ogni certezza che avevo sul nostro matrimonio e mi ha fatto mettere in discussione l’intera nostra vita insieme.
Adam, mio marito, era partito con nostro figlio e suo fratello per andare a trovare sua madre. Io ero rimasta a casa e stavo semplicemente sistemando il soggiorno, quando sul suo iPad è comparsa una notifica: una mail da un complesso residenziale che avvisava dell’interruzione dell’acqua calda per lavori di manutenzione. Il messaggio era indirizzato a lui, con nome e cognome. Peccato che noi viviamo in una casa di proprietà e non affittiamo più nulla da oltre dieci anni. Mi è sembrato subito qualcosa di fuori posto. Non c’erano altre mail di quel mittente: Adam è sempre stato estremamente scrupoloso nel cancellare la posta. Ma quell’edificio si trovava a soli quindici minuti da casa nostra.
Un brivido mi è sceso lungo la schiena. Di Adam mi fidavo ciecamente, dopo sei anni di matrimonio e due bambini meravigliosi. Eppure quella mail si è piantata nella mia testa come un chiodo. Ho cominciato a ripensare agli ultimi mesi: le sue uscite improvvise giustificate con scuse banali, il tempo che sembrava preferire trascorrere lontano da me, la sua distrazione. Forse i segnali c’erano, e io avevo scelto di non vederli.
Ho chiamato la mia migliore amica, Stacy. Dopo averle raccontato tutto, abbiamo deciso di andare fino in fondo. Lei si è finta corriere e, con una scusa, è riuscita a farsi dare il numero dell’appartamento collegato a quell’indirizzo email. A quel punto non restava che andarci di persona.
Quando la porta si è aperta, mi è crollato il mondo addosso. Davanti a noi c’era una ragazza sui venticinque anni, che ci guardava con aria smarrita. Dietro di lei sono sbucati due bambini piccoli, e dall’interno si sentivano altre voci femminili. La giovane, visibilmente nervosa, ha chiuso la porta quasi in faccia, dicendo che avrebbe chiamato la polizia se avessimo insistito.
Sono scoppiata a piangere sul pianerottolo, incapace di dare un nome a quello che stavo vedendo. Stacy era scioccata quanto me. Mentre scendevamo le scale, ho alzato lo sguardo: i bambini e le donne ci spiavano dalla finestra, poi hanno tirato giù le tende di scatto.
Quando finalmente sono riuscita a parlare con Adam, la sua voce tradiva chiaramente panico e agitazione. Alla mia domanda secca—«Chi sono quelle donne? E quei bambini?»—lui ha distolto lo sguardo e ha tirato un lungo sospiro. La confessione che è seguita mi ha fatta tremare da capo a piedi: da anni conduceva una doppia vita. Aveva altre compagne, altri figli. Non erano matrimoni ufficiali, ha detto, ma per lui erano comunque “famiglie” di cui si sentiva responsabile. Ha ammesso di aver usato i soldi dell’azienda per mantenere tutto nascosto e mandare avanti quella messinscena.
Quelle parole mi hanno ferito più di qualsiasi tradimento fisico. Non aveva ingannato solo me: aveva tradito anche i nostri figli, distruggendo alla radice la fiducia che avevo riposto in lui. Continuava a ripetere che mi amava ancora, che non voleva perdermi, che io ero “la sua vera casa”. Ma per me era già finita.
Ho raccolto quel poco di forza che mi era rimasta, ho preso nostro figlio e sono tornata a casa. Nei giorni successivi ho iniziato le pratiche per il divorzio e ho chiesto l’affidamento esclusivo dei bambini. L’uomo che pensavo di conoscere non esisteva più: al suo posto c’era uno sconosciuto, capace di mentire così a fondo da rendere impossibile qualsiasi forma di perdono.
«Ho scoperto che mio marito teneva nascosto un appartamento segreto: quando io e la mia amica ci siamo entrate, quello che abbiamo trovato lì dentro ci ha letteralmente tolto il fiato.»
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