Dopo dodici mesi in trasferta, Alex varca finalmente la soglia di casa. Tutto sembra al suo posto, eppure l’aria ha un freddo che non ricorda. Nessuna risposta al suo richiamo, solo il ronzio sommesso del frigorifero… e un cesto di vimini sul tavolo della cucina. Dentro, un neonato che dorme, le mani minuscole raccolte sul petto. Accanto, tre buste.
Nella prima, una donna che si firma Mila scrive che la piccola è sua figlia. La seconda è di Jennifer: lo accusa di averla tradita e gli comunica che il loro matrimonio è finito. La terza è una minaccia nuda e cruda: “Taci, o chiamerò la polizia”.
Alex non conosce nessuna Mila. Riapre la casella di posta e ritrova un’email ignorata mesi prima: “Tua moglie non sa tutto. Vediamo cosa farai al ritorno”. Un nome gli affiora alla mente: Kate, la migliore amica di Jennifer, sempre fin troppo curiosa dei loro affari.
Decide di muoversi su due fronti: chiama un investigatore privato e, intanto, si prende cura della bambina — la chiama Lily, promettendole calore e stabilità nel caos. Le notti sono lunghe, ma gli danno tempo per mettere in fila i pezzi.
Quando il detective consegna il suo dossier, il quadro si chiarisce: messaggi manipolati, foto tagliate ad arte, false “testimonianze” orchestrate da Kate per far crollare il loro matrimonio nella speranza di essere scelta al posto di Jennifer. Messa alle strette, Kate cede e confessa: gelosia, rancore, un piano degenerato troppo oltre.
Qualche giorno dopo, Jennifer si presenta alla porta con gli occhi gonfi. Ha letto le prove, ha parlato con l’investigatore. “Ho sbagliato a credere al peggio,” ammette, con una voce che trema più del necessario. Restano ferite da ricucire, ma la verità è finalmente sul tavolo.
Ripartono da lì: Alex, Jennifer e Lily. Le abitudini quotidiane diventano la loro terapia — biberon, passeggiate, risate inaspettate. Quando Jennifer propone di adottare ufficialmente Lily, Alex capisce che non stanno solo rammendando ciò che si è strappato: stanno cucendo un tessuto nuovo, più resistente. Un capitolo che profuma di seconda possibilità, con l’amore come condizione non negoziabile.